Ho paura.

Sono quattro giorni che fisso questa pagina vuota nella speranza di ricavarne qualche parola sensata per cercare di dire qualcosa che possa essere d’aiuto a tutti. Sono quattro giorni che questo foglio resta bianco.

Fino ad oggi.

Perchè ho capito che ora non esiste qualcosa di giusto o di sbagliato da fare, ma posso provare a scrivere quello che sento, dare voce alle mie emozioni per far sentire tutti un po’ meno soli.

Siamo tutti sulla stessa barca da qualche giorno ormai. L’effetto della quarantena dovuta a questo coronavirus o covid19 come si vuole chiamare.

Quello che vorrei dire inizia da qua.

Io non vivo in Italia.

Non vivo in Italia da quattro anni ormai, ma a parte qualche occasione, non avevo mai sentito la mancanza di casa così come la percepisco adesso. Perchè è una sensazione strana da descrivere. Con il corpo sono a Lisbona ma la mia testa è in Italia da tantissimi giorni.

Da quando è iniziato tutto.

Mi sono sentita e continuo a sentirmi in tanti modi. preoccupata perchè vorrei essere a casa. Sì, preferirei mille volte essere con mia mamma e mio fratello, chiusa in casa ad impanicarmi, ma con loro. Mi sento in colpa perchè invece ho scelto di vivere da un’altra parte.

Poi penso che invece sono contenta di essere qua ma non so perchè e allora ecco che mi sento in colpa perchè dovrei essere a casa.

Lo dico perchè qualcuno deve dirlo: sembra una situazione surreale.

Il mio pensiero costante è il fatto che non posso decidere di tornare a Verona quando mi pare e piace. E acnhe se potessi, come qualche settimana fa, sarei solo irresponsabile. E mi faccio tantissime domande: “se succede qualcosa alla mia famiglia, ai miei amici oppure a me? Cosa faccio poi?”.

E penso a tutte le persone che in questo momento sono nella mia stessa situazione. Alle mie amiche che vivono a Lisbona, a Elena e Caterina che vivono a Londra e non sanno bene come sarà gestita la situazione, a Lorenza e Ilenia che vivono in Canada e non hanno idea se e come riusciranno a tornare perchè lì tutto questo sta arrivando solo ora.

Penso a Claudia che da Amsterdam si batte da giorni per cercare di responsabilizzare, di far capire la gravità della situazione, per fare qualcosa di utile.

Penso a lei, a loro, a me. Penso a tutte le lacrime versate perchè non siamo lì anche se siamo lì e se vorremmo essere lì.

E poi penso a tutte le persone che al momento si trovano in Italia e stanno vivendo tutto questo in prima persona. Penso a voi e mi scendono ancora più lacrime perchè forse dovrei solo stare zitta.

É difficile da spiegare. Forse l’ho già detto.

Penso anche a chi in questo momento si trova a casa da solo e il tempo sembra non passare mai. Penso ai miei cugini a casa con i loro bambini che si interrogano sul futuro.

Penso a chi non sta bene, alle persone che stanno facendo la chemio (sì, ci penso sempre) e devono continuare a curarsi. Penso a mio padre che è da solo in Svizzera.

Penso a chi ha qualche famigliare in ospedale. Penso a Federica che in ospedale ci lavora insieme a tante altre persone.

Da Lisbona, sto rivivendo tutte questa situzione un’altra volta. Scuole chiuse, porti bloccati, la città che pian piano si svuota. Non c’è ancora il blocco totale ma arriverà breve (si spera, lo dico).

Sono convinta di una cosa però, che tutto ciò ci sta insegnando qualcosa sulla solidarietà.

Sì, ci sono ancora persone che purtroppo se ne fregano degli altri perchè non siamo tutti uguali.

Ma ho visto tante cose davvero belle, tanti aiuti, tante persone disposte a fare del bene (lo ammetto, vedervi cantare fuori dai balconi mi ha fatto piangere).

C’è energia, c’è unione da parte di tutti.

Andrà tutto bene, perchè sarà così, ne sono convinta e voglio urlarlo al mondo e stare con tutti voi.

Andrà tutto bene e torneremo a fare tante cose. Le passeggiate, il mare, meno chiacchiere perchè in questi giorni stiamo solo parlando al telefono, le brioche al bar per colazione, i biglietti aerei, gli abbracci.

Andrà tutto bene ma ci ricorderemo sempre di questi giorni, resteranno un segno indelebile nella nostra testa e lo racconteremo cosi, con la tristezza e la paura, uniti a momenti di risate, quotidianità ritrovata, un cervello che non fa altro che pensare pensare pensare, dove tutto sembra surreale tra mille messaggi, tanta solidarietà e qualche incazzatura.

Parleremo di com’è stato, di cosa abbiamo provato, di come l’unione fa la forza.

#andratuttobene