Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello.
Non mi ero mai soffermata sulle cicatrici.
Non avevo mai preso in considerazione l’idea di poterci scrivere qualcosa, di formulare un pensiero, sono segni indelebili che restano con te, questo era quello che pensavo.
Le cicatrici fanno parte di noi, fin da piccoli.
Tutti, senza distinzione ne abbiamo almeno una. C’è chi cade dalla bicicletta, chi ha un mini incidente a scuola, qualcuno scivola o si graffia.
Ci sono cose più gravi, come gli incidenti, le operazioni, le terapie.
C’è chi porta dentro di se cicatrici che non si vedono, ma che fanno più male del previsto.
Non avevo mai pensato alle cicatrici, non ci avevo mai pensato fino ad oggi, 1 Luglio 2020.
Io ne ho quattro: un mini incidente quando ero bambina dovuto ad un cancello appuntito e al mio braccio sinistro (ricordo ancora l’espressione terrorizzata di mia nonna), l’appendicite tolta dodici anni fa, la tiroide sparita del tutto nel 2018 e la più piccola, quella che però fa più male, nella parte destra del mio corpo, sul seno.
Forse dovrei essere sincera e dire che ne conservo altre interne dovute a separazioni e dolori, pianti da adolescente e qualche litigata. Amori e amicizie finite.
Passa tutto, mi sono sempre detta, sopratutto il tempo.
Stavo guardando il telefono prima mentre facevo una storia su Instagram ,di quelle che faccio tutti i giorni e una persona a me cara mi ha scritto:
Brava.
Per cosa?
Non ti nascondi più.
Ci ho messo circa 10 minuti a realizzare di cosa stesse parlando e poi ho capito: non le nascondo più.
Le cicatrici, quelle vicino al mio cuore.
Forse voi non la vedete, ma se avvicinate un po’ lo sguardo a questa foto noterete una piccola riga che segna il mio collo e un’altra (quella che odio) poco più in giù.
Sono due piccole macchie che senza nemmeno pensarci troppo sono diventate parte di me. Ho passato anni a cercare di nasconderle con creme riparatrici, cerotti, vestiti coprenti, sciarpe che dovevano nascondere tutto.
Non so bene cosa sia successo, forse la consapevolezza di chi sono sta prendendo il sopravvento, succede alle volte, quando meno te lo aspetti.
E non te ne accorgi del lavoro che stai facendo su di te, di tutte quelle ore passate a piangere, di tutti quei pensieri dove ti senti sbagliata e non riesci ad accettare cosa ti è accaduto.
Ma che poi davvero, cosa significano le cicatrici?
Ho letto che i bambini mostrano le loro cicatrici come fossero un trofeo.
Questa è di quando ho affrontato il drago cattivo, di quando ho scalato le montagne per raggiungere le nuvole.
Poi diventiamo adulti e forse ci dimentichiamo troppo spesso dell’esistenza dei draghi.
Ho avuto un Linfoma di Hodgkin nella mia vita, ho tolto la tiroide, l’appendicite, ho lasciato persone e sono stata lasciata, ho litigato con amiche che pensavo fossero tutto per me. Ho avuto qualche casino familiare perchè si sa, ogni famiglia è perfetta a modo suo.
Non so bene cosa rispondere però quando mi dicono che ogni cicatrice che abbiamo sul corpo racconta una storia e mi ha reso ciò che sono. Non fraintendete, questa frase è molto vera.
Il problema è che se avessi potuto scegliere avrei leggermente modificato quel racconto per farlo finire in un altro modo (un po’ meno doloroso forse?).
Passa tutto è vero, ma si impara anche che bisogna fare i conti con il tempo, i fatti, i draghi, la vita.
Siamo fatti di cose che accadono e non possiamo controllarlo, abbiamo paura di guardarci indietro per non pensare a quegli errori, nel mio caso ho avuto e forse ho ancora paura di quanto mi faccia male ripensare a quando hanno tagliato quel pezzettino della mia pelle per inserire il Port, il cateterino che ha permesso al mio corpo di fare la chemio terapia.
Vorrei raccontarvi di come è stato facile, di come sono riuscita a ricordarmi queste parole, vorrei aiutarvi e dirvi come fare a guardare quella piccola imperfezione che avete su di voi, di accettarla.
Mi guardo oggi e so che c’è stato, non posso farne a meno. Piango a volte, da sola senza farmi vedere.
Ma ho capito che sono anche questo.
Mi piace pensare all’arte giapponese chiamata Kintsugi: quando un oggetto si rompe e si ripara la crepa viene valorizzata con l’oro. Forse è proprio questo il significato di ogni cicatrice.
Non sono sicura che una cosa rotta una volta aggiustata possa diventare più bella (ma solo perché il concetto di bello è qualcosa di sopravvalutato forse) ma sono convinta che la sua diversità la renda unica solo per il fatto che non sia andata in frantumi, che sia stata così forte da staccarsi per un attimo e poi tornare a splendere.
Non so bene cosa sia successo ma non mi vergogno più.
Non mi nascondo più.
Grazie alla mia amica Giulia per questo post speciale che mi ha ispirata un bel po’!